...vigliacca,
si nasconde dietro le colonne
o sotto il letto;
e in fondo
chi ha il coraggio di sbirciare?
con mani fredde
per scherno
ti tocca il collo,
ma chi ha il coraggio di girarsi?
scorda gli strumenti
e subito trema la voce
come una chitarra scassata;
ma chi ha il coraggio di schiarirsi la gola?
Soli col buio
lo sentiamo che ci sei,
appena farfuglia un cespuglio;
ma nella ritmata folla,
ansiosa di recitare
la proPria serata,
ti insinui
nelle rughe arrugginite dAi sorrisi
o nell'eUro opaco,
sacrificato peR un'altra birra;
mA chi ha il coraggio di indicarti?
sei persino nascosta tra queste parole...
Pozzanghere di pensieri
L'idea è di quelle malsane. Solo qualche serata, qualche immagine e qualche rotella fuori posto.
domenica 15 febbraio 2015
martedì 23 dicembre 2014
In attesa
Una luce che traballa
come una palpebra assonnata,
il mormorio riservato
dei termosifoni,
la mia ombra
un poco sdoppiata,
sono questi
i migliori amici del Silenzio.
Solo loro sono rimasti
al Dipartimento di Fisica
stasera.
Lo so,
ci sono anch'io,
scusate,
ma giuro che non disturbo.
Lo so,
lo conosco
il vostro amico Silenzio,
scappa come un daino
al minimo rumore.
Sono un intruso,
una mosca,
dipinta per caso
in questa Natura morta.
Ahhhhhhhhhhhhh
colpa mia colpa mia colpa mia,
il telefono squilla, urla come una suocera.
Parlo rispondo cammino.
Mi fermo mi muovo riparto.
Il rumore delle risate,
o forse degli strappi
nella tela.
Lo so,
scusate...
ma che ci posso fare
se il mondo è pieno?
Di gente,
soprattutto!
Beh io devo andare,
l'ombra viene con me...
anche questo
non l'ho deciso io,
scusate!
Tranquilli,
il Dipartimento chiude alle 9,
ed ognuno
si godrà la sua festa...
mercoledì 17 dicembre 2014
Uomini d'acciaio
Me ne stavo appoggiato
al finestrino di un treno
che
stanco
fischiava di dolore;
il respiro appannava e spannava il vetro
come la risacca del mare;
già mi cullavo, bambino,
dondolando su e giù
e poppando sogni dal futuro,
quando
entrando dalla porta
il vento si portò con se
qualcosa del Mondo.
Avevo già parlato con quell'uomo,
così ci stringemmo la mano
col rispetto
di vecchi soldati.
In vero però le ferite le aveva lui:
metalmeccanico,
operaio con unghia nere e scarponi pesanti.
Rigidi anni
passati a piegare la resistenza
del superbo acciaio
l'avevan reso un solido incudine:
mani come nodosa quercia,
spalle come travi
ed occhi come ruvidi sassi.
Forse per stanchezza,
ma davanti ad uno studente
abbracciato alla cartella
abbassò il pesante scudo
per mostrar le cicatrici:
sgobbava tutto il giorno per mantenere la sua compagna
malata di vino e sigarette;
quando l'aveva conosciuta però non era così;
"ma ora ha perso la testa"
"vuole le sigarette, solo le sigarette"
"è una donna meravigliosa ma quando ha il bicchiere in mano.."
"mi ci incazzo ma lei non vuol capire"
"così si rovina e basta..."
Non lo interruppi mai,
non voleva consigli da un ragazzino,
voleva solo parlare con se stesso
senza sembrare matto.
Mi salutò,
una volta accompagnato a casa,
sbattendo forte lo sportello della macchina,
forse per vendetta
contro l'ennesimo
pezzo
d'acciaio.
Si sarebbe fatto a piedi quella strada
anche col diluvio,
in fondo
quando affronti la tempesta
non ti accorgi se fuori piove.
lunedì 15 dicembre 2014
Giorni di silenzio
Per spiegarlo davvero
me ne dovrei star zitto
e sarebbe saggio lasciar la parola
allo scricchiolio dei mobili in legno,
la notte.
C'è davvero un gran silenzio,
anche se in fondo,
ripensandoci,
non esiste
nessun
piccolo silenzio.
Eh si, 1x0 fa 0,
quanto 100x0 o 1000,
questo si impara con un sorriso di sorpresa,
da bambini.
Grande, perchè grande è il deserto,
grande è una valle,
grande è una montagna.
E va bene allora me ne sto nel
piccolo silenzio di camera
a riposo dal rumore,
o dall'umanità che dir si voglia,
come un ombrello che si asciuga,
per terra.
Neppur la mia testa ha voglia di parlar,
emozioni umide
come legna bagnata che non brucia.
Va bene così,
un pianoforte in silenzio
suona uno spartito vuoto
e non c'è male.
Torneranno i vulcani a ruggire,
le acque a bollire,
gli applausi e la pioggia a scrosciare,
ma fino a quel giorno
lascerò chiuso il circo
e il clown
potrà togliersi la maschera
per asciugarsi le lacrime.
domenica 7 dicembre 2014
Terremoti
Talvolta capita per caso,
come stasera.
Bastano le note di una maledetta canzone,
le verità di un poeta,
lo sguardo triste di una mamma
per bucare un palloncino già gonfio d'acqua.
Ti pare d'esser solo,
come un gufo nel bosco;
una formica
tormentata da un bambino insolente.
Magari appoggiato ad un tiepido termosifone,
piangi,
strizzando un umido straccio d'anima.
E fai tenerezza anche alle nuvole
e alle tremolanti ombre delle tende.
Poi ti ricordi cosa è l'odio
e cammini furioso più di Achille,
stringendo i pugni per lottare.
E quando è esplosa l'ultima bomba
e il fumo e la rabbia si dipanano un po',
non ci sono api
sopra i fiori,
non ci sono fiori
sopra il prato,
non c'è erba
sul terreno.
Ricadi senza rumore
assieme alle piume di un cuscino strappato.
domenica 2 novembre 2014
Affogare nel pomeriggio
Alzarsi dal letto alle 7 di sera
e pretendere di aver vissuto questa giornata:
solo questo sto facendo.
Mi sentivo incollato al materasso...
..no, come negare che fossi io
ad aggrapparmi ad esso:
finalmente al sicuro
come in cima ad un solido albero.
In questo dormi-veglia pomeridiano
vedevo macchie di luce trasparente
galleggiare come ninfee nel buio stagno;
Camminavo sopra quelle esili piante
affogando ad ogni passo
in quel torbido lago.
Volti noti in mondi ignoti,
o semplicemente sogni;
immagini di vita sottili,
come carta velina;
appiccicose ragnatele
negli angoli abbandonati della mente.
Solo talvolta riemergi
e in quel momento sai di essere vivo
in un letto, in casa, in città;
in quel momento sai che il mondo ha contorni definiti,
che un metro ha 100 centimetri,
che un minuto non durerà mai pi u di un minuto.
Lo sai,
ma è il respiro di un delfino
che salta per immergersi ancora,
nelle profondità delle coperte:
là dove la luce diventa fioca
come questa giornata.
domenica 26 ottobre 2014
Eroi senza punti
Non c' è niente di bello in tutto questo,
se l'arte è mossa dal disagio
c' è del triste in ogni quadro;
chiamare Poesia la disperazione,
in fondo è un'originale consolazione.
Piegarsi sulle ginocchia
e ritrovarsi sulla casella VIA di questo dannato Gioco!
Rido di me
come da piccolo ridevo di una formica
che scappa
inutilmente
su un tondo pallone.
Mi sono ubriacato di gente, feste e alcool
per raccontare qualcosa a quelli che ti chiedono sempre:
"Che mi racconti??"
Eppure oggi come un anno fa
mi ritrovo a spolverare dalla Storia
tracce di eroi
che il Gioco hanno rifiutato.
Abbandonate le carte, scoperte sul tavolo,
si sono alzati come aquiloni senza filo
mentre tutti,
sentendosi ancor più furbi,
li deridevano incrementando il loro mazzo
di preziosi punti.
Si sono presi le loro donne,
la loro speranza,
la loro vita.
Ho letto di anarchici morti
alla prima bomba,
di cantanti assassinati
alla seconda canzone,
di poeti agonizzanti
al terzo giro di rum.
Ed io,
sono ancora intorno al tavolo
ma mentre mescolo le lucide carte sto pensando a voi,
eroi senza punti,
figli della stessa rabbia.
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