venerdì 29 agosto 2014

Vermi in giacca e cravatta
















Chiacchierare con un barbone mi ricorda
che possediamo ben poco oltre una manciata di vita
e che la terra è fatta per sedersi.
In fondo
abbiamo inventato le panchine per non sporcarci il culo
e per prendere le distanze dai vermi!
Un uomo nudo mi ricorda un verme più
dei vermi stessi,
quindi non prendiamoci in giro!
Spesso finisco a discutere di vecchi treni vicini
o di giovani figli lontani.
Spesso provano a rifilarti un po' di marijuana,
più simile a lattuga in vero.
Spesso ti rivolgono parola in cerca di spiccioli
ed hanno mani aride come sassi.
Ma accettano la birra se gliela offri,
abituati agli sconosciuti
e si siedono per terra sull'asfalto polveroso senza paura.
Ed io li seguo,
con l'imbarazzo di chi entra in casa d'altri,
mi siedo
e mi ricordo che la terra è calda
e che i vermi lo sanno.

sabato 23 agosto 2014

Solo, alla stazione















Mi commosse quella sera,
un vecchio
con una borsa rotta in mano
e una giacca di un triste velluto.
A fatica camminava
aggrappandosi al muro e alla sua vita;
mi colse di sorpresa all'uscita della stazione:
"scusi, per caso lei va a Pescia, in centro?"
"No, oggi non ho la macchina" mentii rispondendo.
"Non importa, facevo un tentativo, grazie".
Mi ci volle qualche passo a capire,
a capire l'umanità di quelle parole
vere
come le rughe di un anziano.
Presi la macchina, tornai indietro, tardi:
vidi il signore montare a fatica in un'altra macchina;
aveva i talloni sbucciati dalle scarpe
quasi che il diavolo gli mordesse le caviglie!
Riaccesi e ripartii verso casa
chiedendo scusa al nostro povero mondo.
E così stasera
mi sono sentito parte dell'Uomo,
senza il bisogno di un nome ma con un'anima,
quando gli ho offerto un passaggio
dopo averlo rincontrato;
aveva un paio di scarpe pi u comode,
mi ha detto
e ha detto molte altre cose, sconnesse, a casaccio!
Vecchio pazzo
m'ha fatto arrivare in culo al mondo (altro che in centro a Pescia),
ma va bene così !
Guidavo per quelle viuzze
con un vecchio pezzetto di vita accanto,
lo portavo come si porta una candela,
piano.
Una fiammella di umanità
portata al riparo dal vento.

giovedì 21 agosto 2014

La ragazza dai capelli rossicci



















Prende il treno delle 9:12 talvolta,
borsa marrone a tracolla,
giacchetta,
studentessa universitaria.
Ha il volto timido e pensieroso,
occhi dubbiosi,
forse a causa degli occhiali;
le labbra sottili come lenzuola estive;
ed io
sono sempre curioso di guardarla
perchè non mi ricordo mai il suo viso;
così mi appoggio ad una colonna e sbircio la sua espressione:
ed è come ricordarsi di una cosa bella,
bella come una pittura fresca,
fresca come l'acqua del fiume.
Oggi in treno si è seduta davanti a me,
ed è stato bello il viaggio aspettando l'attimo in cui ci avrei parlato:
quel tipo di attimo che arriva sempre tra 5 minuti
e poi ancora 5,
ancora 5,
5...
E in fondo è bello anche starsene qui
ad aspettare il giorno in cui ci parlerai,
quei tipi di giorni che arrivano tra 1 settimana,
e poi ancora 1,
ancora 1,
1...

sabato 16 agosto 2014

Tempesta fuori e dentro la finestra

















La pioggia batte la terra
come un tamburo
ed io ascolto l'orchestra di tuoni
che stasera si esibisce.
Il weekend mi ha innervosito,
un giro di pista fallito
ma la corsa continua.
Scoraggiato dall'orario penso a domani
e a tutte le parole che mi dovrò inventare per campare,
diciamo,
discretamente;
penso a due occhi verdi e lucidi
di una ragazza ancora troppo lontana;
penso ai problemi di fisica da sbrogliare;
penso alla sveglia
e alla sua cinica voglia di suonare!
Apro un po' la finestra
per non respirare quest'aria
stanca
di pensieri e puzzo di piedi;
e mi godo una gozzata di questo vino,
rubato ieri sera alla festa.
Passare da un'umida cantina all'elegante movida Viareggina:
forse hai più tu da raccontare di me, Signor rosso!
L'ultimo sorso, è arrivata mamma..
e bum
buio,
è saltata la luce al cupo suono del tuono,
come un bambino che spenge le candeline
e il paese si fa oscuro.
Mentre il temporale urla come e dove vuole,
io combatto in silenzio e bevo
per ignorare quel che penso,
per non sentire la fatica,
per sperare che la serata non finisca mai
o finisca subito!

Pagina bianca


















La solita vecchia sfida,
la solita paura:
dal foglio protocollo dell'esame
alla tela bianca del pittore.
Difficile è iniziare
ma soprattutto continuare dopo aver iniziato:
dare fiducia a quel primo bozzetto e soffi are,
piano,
aspettando che la fiamma cresca.
A volte è come scalare un blocco di marmo
liscio;
e puoi stare ore col naso all'insù
ad aspettare una corda o un appiglio.
Chissà come si sentiva Michelangelo davanti ad un blocco bianco,
forse un somaro come tutti noi.
Ma diventa più facile
se smetti di pensare alla pace nel mondo;
devi trovare il libro fuori posto
o il quadro storto
nella tua testa.
Credo che basti un pinzo di zanzara a riempire mille pagine di poesia.